Una ricerca di Forrester Consulting mette in evidenza i rischi associati alle e-mail, ai blog e ai sistemi di messaggistica istantanea per la diffusione di dati “confidential”.
A cura del Colonnello Umberto Rapetto, Comandante del GAT - Nucleo Speciale Frodi Telematiche Comando Unita' Speciali della Guardia di Finanza.
Minchia! E l’esclamazione è persino blanda per descrivere la stupefatta constatazione di qualche minuto fa, quando ho finito di scorrere rapidamente il survey della Forrester Consulting sulla sicurezza della posta elettronica e sui rischi derivanti dalla permeabilità della moderna messaggistica digitale.
Il documento, appena pubblicato, getta nello sconforto anche i più navigati esperti e lascia esterrefatti anche quelli che – come il replicante Roy nei fotogrammi di Blade Runner – hanno “visto cose che voi umani non potreste neppure immaginarvi”.
Non c’è bisogno di “navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione” e nemmeno di “raggi beta balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser” per restare annichiliti, ma è sufficiente prendere atto del catastrofico esito della ricerca che ha coinvolto 301 “e-mail decision makers” ossia un vero e proprio battaglione di manager avvezzi a veicolare informazioni attraverso Internet o altri sistemi evoluti. I soggetti – il cui comportamento è stato passato ai raggi X – sono stati selezionati tra personaggi di spicco di aziende statunitensi con almeno 100 dipendenti. A far due conti a spanne almeno il 44% di loro ha dovuto ammettere di aver condotto – solo lo scorso anno – indagini per disavventure derivate da violazioni del segreto industriale o commerciale andate a segno sfruttando buchi procedurali nei sistemi di e-mail o instant messaging. La situazione è grave: il 23% del campione considerato ha confessato che gli affari hanno fortemente risentito degli incidenti in questione.
Se non si è ancora sufficientemente terrorizzati basta proseguire nella lettura di un report che ricorda uno dei più drammatici bollettini di guerra: l’overview ha permesso di rilevare che più o meno il 41% delle imprese di grandi dimensioni (che contano oltre 20mila dipendenti) ha personale che abitualmente legge e controlla la posta elettronica in uscita, mentre un terzo delle società maggiormente strutturate sottopone a regolare audit i flussi di e-mail diretti all’esterno dell’organizzazione.
continua >>> l'articolo del Colonnello Umberto Rapetto pubblicato su Data Manager
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cheyenne
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